Leadership

Internazionalizzazione. Expo Magazine incontra il Presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta, Erik Lavevaz

Buongiorno Presidente, quali sono le problematiche principali che la Vostra regione incontra in materia di internazionalizzazione?

L’elevata parcellizzazione del sistema produttivo valdostano, costituito per il 95% da imprese con meno di 10 addetti, costituisce certamente un fattore che limita i processi di internazionalizzazione. È noto, infatti, quanto la dimensione aziendale rappresenti uno dei principali elementi in relazione a queste dinamiche. Inoltre, la struttura produttiva regionale è oggetto, da qualche anno, di un processo di terziarizzazione piuttosto importante che vede il settore turistico, o più correttamente la filiera che si sviluppa attorno al settore turistico, assumere il ruolo di forte fattore di traino dell’economia regionale. Se questa dinamica da un lato può far pensare a una limitazione dell’apertura del sistema regionale, dall’altro va sottolineato che una delle componenti economiche più vivaci è quella legata al turismo extra nazionale che, nel 2019, rappresentava circa il 42% delle presenze totali. Il costante aumento dei flussi di stranieri, attualmente interrotto dalla pandemia, dà conto di un maggior grado di apertura del sistema regionale, che non viene colto pienamente dalle statistiche, e che, seppure impropriamente, ci porta ad affermare che questi flussi rappresentano una delle quote più importanti degli scambi regionali con l’estero. 

Lei ritiene che l’internazionalizzazione dell’imprenditoria locale sia un fattore decisivo per lo sviluppo dell’economia regionale?

Nonostante le piccole dimensioni della regione e la frammentazione del sistema produttivo, l’internazionalizzazione, assieme all’innovazione, rappresenta sicuramente un driver di sviluppo per il sistema locale. In questo senso, lo sviluppo e l’utilizzo sempre maggiore della tecnologia apre opportunità e possibilità in ambiti che, solo pochi anni fa, ci erano preclusi.

Erik Lavevaz

Può darci una visione d’insieme delle imprese operanti nella Vostra regione e di quanto possa essere utile un intervento di supporto da parte della Regione?

A fine 2019 lo stock delle imprese attive in Valle d’Aosta si attestava su un valore di circa 10.950 unità. Le aziende artigiane attive erano circa 3.600, un terzo del totale. 
Il sistema produttivo valdostano è stato oggetto di un forte ridimensionamento a seguito della crisi finanziaria del 2009, portando alla perdita di quasi 1.900 unità (-14,5%) dal 2007 a oggi con, in media, circa 800 imprese nate ogni anno, a fronte di circa 990 cessate. Questa tendenza si era interrotta nel 2019, ma la crisi legata alla pandemia da Covid-19 ha avuto effetti che ancora non è possibile cogliere nella loro complessità.
Rispetto ai diversi settori economici, poco meno di un quarto delle imprese è attiva nelle costruzioni, il 20% nel commercio e il 18% nei servizi ricettivi e della ristorazione, mentre le attività industriali in senso proprio rappresentano circa l’8% del totale. 
La forma giuridica più diffusa è la ditta individuale, che pesa per circa il 60% sul totale, seguita dalle società di persone (22%), mentre le società di capitale rappresentano il 15% del complesso delle imprese, pur registrano una crescita quasi ininterrotta dal 2000.
Come ricordavo in precedenza, il 95% delle imprese attive in Valle d’Aosta ha meno di 10 addetti, a fronte del fatto che meno dell’1% di esse ha 50 e più addetti. Va tuttavia notato che, in termini occupazionali, la rilevanza delle prime risulta più contenuta, anche se concentrano oltre la metà degli addetti, mentre quella delle seconde appare decisamente più importante, considerato che impiega circa il 23% degli addetti complessivi. Nel complesso sono poco più di 3.000 le imprese con 3 addetti e oltre. Le dimensioni limitate delle imprese caratterizza tutti i settori economici, anche se alcuni di essi si differenziano dal dato generale. Infatti, ad esempio, le attività manifatturiere evidenziano una quota di imprese con meno di 10 addetti relativamente minore rispetto al dato generale e, soprattutto, le imprese con 50 e più addetti concentrano circa il 45% degli addetti del settore.
Oltre alla parcellizzazione, un ulteriore elemento che caratterizza il sistema produttivo regionale, che peraltro riguarda anche il resto del territorio italiano, è dato dal fatto che oltre il 70% delle imprese con almeno 3 addetti è controllata da una persona fisica o da una famiglia.

E’ prevista un’attività organizzativa e di coordinamento a livello regionale per supportare le imprese nell’internazionalizzazione?

Questa è un’attività prevista in Valle d’Aosta. L’Assessorato Sviluppo economico, Formazione e Lavoro, infatti, in collaborazione con le associazioni di categoria maggiormente rappresentative degli imprenditori industriali e degli artigiani e con tutti gli enti interessati allo sviluppo del sistema produttivo regionale, definisce ogni anno il Programma annuale delle attività promozionali.

Come può la Regione supportare le imprese sul territorio per orientarle e condurle verso un percorso di internazionalizzazione?

La Regione supporta le imprese sul versante della domanda mediante i contributi previsti dalla legge regionale 31 marzo 2003, n. 6, che finanziano gli studi relativi a strategie di marketing finalizzate proprio all’internazionalizzazione delle imprese, la partecipazione a manifestazioni fieristiche e promozionali, la progettazione e realizzazione di nuove campagne pubblicitarie.
Sul versante dell’offerta, tramite lo Sportello SPIN2 messo a disposizione dalla Chambre valdôtaine des entreprises et des activités libérales, la Regione favorisce i processi di internazionalizzazione delle imprese mediante la promozione all’estero delle loro attività, la diffusione di dati, notizie e informazioni sui mercati esteri e sul trasferimento tecnologico, l’organizzazione di iniziative promozionali  quali missioni e incontri d’affari, partecipazione a fiere nazionali e internazionali, accoglienza buyer e fornitori di altri paesi. 

Come potrebbe il Governo, a livello nazionale, supportare le Regioni in un’ottica di internazionalizzazione delle imprese locali?

La Regione ha stipulato con l’ICE – Italian Trade & Investment Agency – un Protocollo di intesa e un conseguente Piano operativo per l’assistenza, l’offerta e il supporto nell’ambito dell’attrazione degli investimenti esteri e della promozione all’estero dell’offerta territoriale. Si ritiene che a livello nazionale debba essere condotta una forte campagna di sostegno allo sviluppo dell’immagine del Made in Italy, quale sinonimo di eccellenza e alta qualità, di specificità e savoir faire artigianale oltre che industriale.

Lei ritiene che l’imprenditoria locale, con riferimento ai piccoli imprenditori, sia pronta per capire il significato dell’internazionalizzazione o occorre un’azione di sensibilizzazione anche verso l’imprenditore in tal senso?

Credo che un’azione di sensibilizzazione diretta all’imprenditore sia fondamentale, insieme a un sostegno opportuno nell’affrontare il tema dell’internazionalizzazione, con un supporto specifico per le micro e piccole imprese, non strutturate in tal senso, sviluppando sinergie tra di esse. 

A chi si deve rivolgere, per quanto concerne la Regione, l’imprenditore per avviare un percorso di internazionalizzazione?

Gli imprenditori possono rivolgersi alla Struttura attrattività del territorio, internazionalizzazione e artigianato di tradizione dell’Assessorato Sviluppo economico, Formazione e Lavoro che supporta le imprese, sia direttamente, sia tramite lo Sportello SPIN2, messo a disposizione dalla Chambre valdôtaine des entreprises et des activités libérales.

Può darci qualche dato circa gli scambi economici con l’estero della sua Regione? 

Nel 2019 la domanda estera, dopo un biennio di crescita, ha registrato una battuta d’arresto importante, con un calo del 5,4% in termini nominali. Questo trend è proseguito anche nei primi nove mesi del 2020, in ragione soprattutto della crisi sanitaria. Nel 2019 l’export regionale valeva complessivamente circa 702 milioni di euro. Il livello degli scambi con l’estero non ha ancora pienamente recuperato rispetto al dato pre-crisi finanziaria e, nel 2019, risultava ancora inferiore di quasi il 20% rispetto al valore del 2007. D’altro canto, il dato dell’export del 2007 è stato il più elevato registrato in Valle d’Aosta negli ultimi diciassette anni. L’incidenza delle esportazioni sul Pil è stimabile nel 14%, valore sostanzialmente allineato al valore medio dell’export nell’ultimo quinquennio. 

Nel dettaglio, le esportazioni regionali riguardano per il 60% del totale i metalli di base e i prodotti in metallo, dato fortemente condizionato dalla presenza della Cogne Acciai Speciali, per l’11% dai prodotti alimentari, bevande e tabacco e per il 10% dai mezzi di trasporto. 

L’area geografica di destinazione principale dell’export regionale è l’Unione Europea, che ne concentra il 53%, seguita dai Paesi Europei extra UE (24%). In termini di singoli Stati, i più importanti sono la Francia (22%), la Svizzera (20%), la Germania (12%), gli Stati Uniti (6%) e la Cina (6%).

Quali mosse future ritiene opportuno fare o proporre di fare per la sua Regione?

La recente riorganizzazione della struttura amministrativa regionale ha tenuto in grande considerazione le attività connesse all’internazionalizzazione, al marketing territoriale e all’attrazione degli investimenti, con la finalità di investire più risorse e di sviluppare nuove attività. L’Amministrazione regionale intende sviluppare, in questo senso, il suo ruolo di “facilitatore” per le imprese del territorio. 

https://www.regione.vda.it/
Sito ufficiale della Regione Autonoma Valle d’Aosta

Fotografie di

Lars Schlageter from Pixabay e nonmisvegliate from Pixabay